mercoledì 23 aprile 2008

Ognuno ha il Keith Richards che si merita

Il nostro, quello italiano, è Giulio Andreotti, come si può chiaramente vedere dalla fotografia con tanto di valigia Louis Vuitton in bella vista che compare sul numero in edicola di Rolling Stone Italia (quando i pelandroni aggiornano il sito lo linko anche).

lunedì 21 aprile 2008

La lamentela del giorno

Contro quelli che ti intasano la casella di posta elettronica con quintali di foto di feste alle quali si sono ben guardati dall'invitarti, oh yeah.

giovedì 17 aprile 2008

Le migliori analisi sulla situazione italiana vengono sempre dall'estero

Ho appena ricevuto questa mail dal mio amico Bernie*, che vive a Manhattan: «Berlusconi ancora. Dove un italiano Sarko? Un Italiano Blair? Un Italiano Obama? Una italiana Merkel?».

*Bernie è uno dei pochi giovani newyorkesi che hanno votato Bush. Quando incontrò Rocca non ci poteva credere che esistessero anche degli italiani sostenitori di Bush, e che uno fosse seduto proprio al suo tavolo.

martedì 15 aprile 2008

Ma che gente frequento?

Sono appena tornata da uno di quegli aperitivi-inaugurazioni-happening tipici della settimana del Salone del Mobile dove, tra gli invitati, c'era il poliziotto del documentario Cocaina, quello andato in onda su Rai3 qualche mese fa.

lunedì 14 aprile 2008

Aveva ragione Crozza

Finirà che il PD perde ma anche un po' vince

Questo è un paese per vecchi

Non c'è molto da aggiungere, soprattutto se il risultati rimarranno questi
Senato
Pdl 46,0
Pd 39,3
Lega 8.6

venerdì 11 aprile 2008

Ti voterò perché

Sì, certo, la lotta al precariato e alla mafia, diminuiamo le tasse e alziamo i salari, combattiamo l'evasione e sveltiamo la burocrazia, dimezziamo i ministri e la spesa pubblica, la laicità dello stato (vabbe', una specie di) e il cambiamento, e l'energia alternativa e i contributi alla ricerca, e le unioni civili (sì, vabbe', anche queste insomma...) e l'ambientalismo e le donne e gli asili. Sono tutti buoni motivi per votarti, certo, ma giovedì sera, sotto la pioggia, mentre tu parlavi di sogni e di speranze, della vita e dell'avventura, di Kennedy, dell'America, della bellezza del rischio e dell'arrivare in porti dove non si è stati mai, di giovani e di ambizioni, di cinema, di arte e di musica, ecco mentre tu parlavi ed io ascoltavo tirando su col naso dal freddo, ad un tratto ho capito che non esiste sensazione più importante che un uomo possa regalare ad una donna: quella di farla sentire di nuovo una sedicenne.

lunedì 7 aprile 2008

Di questo passo quello che penso sul film di Virzì lo scrivo a ferragosto

Quindi, in sintesi: mi è piaciuto

Ancora su Juno (e poi basta, giuro)

Il primo problema di Juno è che è evidente che è un film anti abortista. Una ragazzina di 16 anni rimane incinta e invece di abortire decide di tenere il bambino. C'è trama più anti abortista di questa? No. L'altro problema è che Juno non è assolutamente un film antiabortista semplicemente perché si occupa d'altro. Juno non è un film sull'aborto o sul non aborto. E' un film su un'adolescente a cui succede di rimanere incinta. Paradossalmente alla protagonista sarebbe potuto capitare anche altro che Juno rimarebbe un bel film lo stesso. Paradosalmente, perché poi, certo, Juno parla di vita e di (non) aborto. Ma parla anche di adozione, di amore adolescenziale, di musica. Usarlo a favore delle proprie battaglie indeologiche è evidentemente un'azione deliberata e in cattiva fede perché basta vederlo (e che Ferrara l'abbia visto io ho i miei dubbi. secondo me glielo hanno solo raccontato) per capire che Juno è tutto tranne che un film a tema. Ferrara l'ha fatto per primo e adesso costringe tutti a rincorrerlo cercando intepretazioni ideologiche di un film che di ideologico non ha nulla, zero, perché vola più alto, perché non si pone il problema - o almeno non quel problema. Perché qualcuno non ci ha pensato prima di Ferrara e invece di lasciare che fosse lui ad usarlo nella sua campagna non ha pensato di usarlo come film-simbolo su quanto sia più facile adottare un bambino negli Usa rispetto all'Italia? Forse saremo qui a discutere di adozione, invece che di aborto. Juno non è un film anti abortista, allo stesso modo in cui Trainspotting non era un film contro la droga, pur parlando di droga. Magari ricordo male, ma a quei tempi nessuno pensò di usare Trainspotting come film simbolo della lotta alla tossicodipendenza. Evidentemente all'epoca Ferrara era distratto da altro.

venerdì 4 aprile 2008

La polemica du jour

Lo so che le persone normali hanno altro da fare, ma l'unica cosa di cui vorrei parlare oggi è la polemica scoppiata tra il direttore di Rolling Stone Italia, Carlo Antonelli e Il Foglio, nella persona di Maurizio Crippa (evidentemente armato da Giuliano Ferrara). Appena recupero tutti i link ve li metto qui.

Qui la lettera del lettore che ha dato avvio alla polemica
Al direttore – scrive il direttore dell'edizione italiana di Rolling Stone che il film “Juno” è stato "ridicolmente malinterpretato" da "certe pive brontolone di casa nostra". Non si preoccupi, non ce l'ha con me che le scrivo, o con lei che organizza, o con quanti la sostengono. Ce l'ha, evidentemente, con un redattore della rivista stessa il quale, nelle pagine delle recensioni cinematografiche, non si accorge che le straordinarietà del film sono il mancato aborto e la scelta della vita, e si affida semplicemente ad un "decide di dare in affidamento il nascituro ad una giovane coppia un po' irrisolta dell'upper class". E vissero tutti felici e contenti. Cordiali Saluti

Segue la risposta del direttore di Rolling Stone
Al direttore - Il lettore del Foglio che con la penna rossa va a caccia di contraddizioni dentro il numero in edicola di Rolling Stone dovrebbe a sua volta ricevere una brutta tirata d'orecchie,visto che confonde la sinossi del film Juno contenuta nella recensione da noi pubblicata con il giudizio da me espresso sull'uso improprio che alcuni stanno facendo del film come oggetto culturale.
Rolling Stone apprezza il film per la freschezza del sui sguardo sull'adolescenza e del suo linguaggio (indipendentemente da ciò che decide nel finale la protagonista del film,per essere chiari,da qui l'uso improprio a cui mi riferivo),il lettore che vi ha scritto lo apprezza perché finisce come vorrebbe lui.E confonde l'uno con l'altro,come si faceva due secoli fa,tempo al quale peraltro appartiene la crociata che invade il Foglio ogni giorno,almeno fino alle elezioni. Tutto qui. Carlo Antonelli


Segue articolo di Maurizio Crippa (stralci di, ché l'articoo è molto lungo e non c'è un link, quindi ho riportato i passi fondamentali)
Si può magari credere di stare belli acidati sulla west coast di quarant'anni fa, ed essere parimenti convinti di esercitare il libero arbitrio della controcultura contro le crociate elettorali. E invece, più prosaicamente, si sta quarant'anni dopo col culo al caldo di Milano, a impaginare la caricatura di italiana di Rolling Stone, convinti che faccia molto pensiero indipendente butta giù editoriali con scritto "amiamo ricavare dalle crisi delle opportunità" e "amiamo le famiglie disfunzionali", come fosse smascherare chissà quale orgia del Potere. Si può credere, basta che paghiuno. E certo anche l'Iliade poteva finire in un altro modo, se Ettore ammazzava Achille ed Enea andava a fondare, poniamo, Teheran. E pure il finale di Delitto e Castigo, con Raskolnikov che la fa franca e diventa il primo presidente di una Russia con eutanasia obbligatoria delle vecchiette. E Madame Bovary che si fa suora? Niente differenze, il finale delle opere d'arte non conta, no? Ma se il dottor Zivago non moriva per la strada, ma se Pat Garrett sparava solo allo specchio, e non a Billy the Kid? Magari cambiava il senso. Già, perché ci sarebbe anche il senso, prima di consegnarci alla sola esistenza della sua caricatura disfunzionale.
(...)
Il direttore di Rolling Stone edizione italiana che ieri scriveva al Foglio indispettito di essere stato pizzicato a insinnuare che sia moralmente indifferente come finisca Juno, e cialtroni noi che approfittiamo del fatto moralmente inconfutabile che finisce come piace a noi - è uno di quelli che amano questo sofisma vestito da ragionamento. (...) Il finale non conta? A furia di vivere con la zucca nel secolo scorso, avendo orecchiato le balle che importante è il viaggio e non la meta, e il finale aperto e l'opera aperta pure lei (..) forse quelli di Rolling Stone si sono convinti che sia così. (..) Altro che non fa diferenza come vada a finire Juno, mica stiamo menandocela su come sarebe stato il rock se non moriva Jimi Hendrix. (...) Non farà differenza per quelli di Rolling Stone, ma sarebbe bello che lo facesse per le caricature ventenni delle femministe anni Settanta che urlavano l'altro ieri a Bologna. Perché in fondo è la stessa triste parodia: c'è chi crede di stare a Berkeley con Marcuse, e chi crede di stare a fare il 77 a Bologna, tirando uova contro la libertà di parola. Benvenuti nel terzo millennio,dove della vita conta l'inizio, ma anche la fine può essere differente. Svegliatevi.


Risposta del direttore di Rolling Stone Carlo Antonelli
Fratello Crippa, che c'e' che ti rende cosi' livoroso? Maurizio, ma perche' non vieni anche tu a scaldarti un po' il culo nella calda comune di tardofricchettoni di Rolling Stone? Caricatura per caricatura, ritardo culturale per ritardo culturale (i nostri e i vostri, intendo), tanto vale che te ne vieni un po' a stare da noi, a farti dei grandi cannoni in compagnia (vedrai che risate, c'abbiamo anche i bonghi) e scioglierti finalmente in orgette allegre (altro che quelle del Potere) non importa se con uomini o con donne (sospetto persino che alcune di queste nel passato abbiamo deciso di abortire, questo te lo devo premettere). Sara' stupendo discutere con te di Torodov e Barthes, e divertirci a cambiare i finali della Storia e della Letteratura, mischiando tutto come ci pare e piace. Vedrai, sara' uno spasso. Ti aspettiamo a braccia aperte, amico. Peace. Love. Carlo Antonelli

mercoledì 2 aprile 2008

Tranquilli, è uno scherzo di Nicola Savino

L'altra sera, a Scorie, Nicola Savino e i suoi ospiti hanno portato avanti per un bel po' una bella burla: hanno sostenuto che a causa di una irregolarità rilevata in ritardo dalla Uefa (un giocatore extracomunitario di troppo schierato nella squadra inglese), la partita Inter-Liverpool era da ripetere e che quindi l'Inter era di fatto riammessa in Champions League.
Ora esce la notizia di una possibile riammissione della lista DC con conseguente slittamento delle elezioni. Dai, su. Così è troppo facile. È fin troppo evidente che dietro ai due scherzi c'è la stessa mano, dai.