mercoledì 28 aprile 2010

Quella volta in cui chiesi a Bob Sinclar se lui, dopo aver finito di suonare, va in albergo a fare sesso



“E’ un peccato che tu non possa essere qui. Mi piace far vedere alla gente dove lavoro: ho uno studio nel Marais, molto colorato, pieno di oggetti. Ti avrei mostrato la mia collezione di Playboy”.  No, purtroppo nella settimana in cui tutto il mondo è rimasto a piedi, quello che doveva essere un incontro con Bob Sinclar diventa una telefonata. Per mia fortuna dal vivo lo avevo già visto qualche tempo fa ed avevo potuto constatare tutto quello che si dice di lui. Personaggio superstar, fascinoso, una forza della natura, un uomo in grado di far ballare e tenere in pugno migliaia di persone senza perdere mai il sorriso dalle labbra. Assieme a David Guetta, un altro francese, Bob Sinclar (nome d’arte: quello vero è Christophe Le Friant) è il dj più famoso e quotato del mondo. Quando si muove lo fa con l’aereo privato (“sì, ma in affitto”, specifica, “mica sono un capo di stato”) e per cifre che messe insieme in un anno fanno lo stipendio di un calciatore.  Non solo. Quando, invece di esibirsi, compone canzoni, lo fa con una facilità tale da sfornare hit clamorose in grado di restare ai vertici delle classifiche per mesi. Una su tutte: Love Generation, il tormentone dell’estate 2006, colonna sonora di una campagna di telefonini, conosciuta ai più come “la canzone del fischietto”.  Facile che quest’anno Sinclar faccia il bis con I Wanna, brano del suo nuovo album, Made in Jamaica, che contiene rivisitazione dei suoi successi in chiave reggae.  “Non avrei mai immaginato di arrivare fin qui”, dice raccontando degli inizi, di come aver visto per la prima volta un dj mixare dei vinili gli abbia cambiato la vita, di come abbia deciso, in quel momento, di voler fare lo stesso “ma siccome nessuno mi scritturava come dj, già da subito mi sono messo a fare musica mia, tanto che nel 1993 ho fondato la mia etichetta, la prima indipendente francese, e con quella ho cominciato a produrre altri artisti”. Il Bob Sinclar che conosciamo oggi nasce in realtà nel 1997 quando “ho deciso di nascondermi dietro questo nome d’arte per creare un personaggio e lavorare su quello, sulla sua immagine”.  Se c’è infatti un merito che gli viene riconosciuto - oltre a quelli strettamente musicali – è di aver spostato l’asticella della professione ancora un po’ più in alto, sia in termini di popolarità che di immaginario. Di dj bravi e superstar ce n’erano già, ma nessuno prima di lui aveva creato un mondo di riferimento fatto sì di musica, ma anche di belle donne, di glamour, di location esotiche e di sensualità.
Se deve dire un anno, un momento, una serata, in cui Bob Sinclar è diventato quello che è ora, quale indicherebbe?
“La mia carriera è stata molto graduale, non è stata improvvisa. Però a livello di popolarità direi il 2005, quando uscì Love Generation: lì c’è stata l’esplosione perché la canzone arrivò prima in classifica in diversi paesi. Molto lo devo anche all’Italia: all’epoca Radio Deejay e Albertino supportarono molto il mio disco, tanto che adesso credo di essere molto più famoso lì da voi che in Francia”.
Sta scherzando? Guardi che li ho visti i giornali di gossip francesi e lei c’è.
“Sì, però è vero che ho più richieste di interviste dalla stampa italiana che da quella locale. Grazia Francia, ad esempio, non mi ha chiamato!”.
Questa immagine di Bob Sinclar sempre circondato dal lusso e dalle donne appartiene anche a lei o solo al suo personaggio?
“Io sono una persona molto semplice, non ho nessuna abitudine da ricco né tantomeno vivo in un castello.  Non ho neanche una macchina grossa: guido una Mini. Però ho delle fantasie e tramite Bob Sinclar riesco a viverle. Ho una passione per Playboy, mi piace quel tipo di lusso e di ideale di bellezza, ma non a livello sessuale, semplicemente a livello estetico. Mi piace tutto quello che è legato alla disco di fine anni 70. Avrei voluto essere una superstar di quell’epoca: nei video e nella mia immagine cerco di ricreare quelle atmosfere”.
Si dice sempre che i dj sono le nuove rockstar. Lei si sente così? La sua vita è rock’n’roll?
“Più che una rockstar io mi sento un atleta. Per fare la vita che faccio io - andare a dormire alle sei del mattino, viaggiare continuamente - devo riguardarmi. Se bevessi e prendessi droghe a quest’ora sarei già morto. E poi, a differenza del rock, nel mondo dei dj c’è molto meno ricambio, non è come per le nuove band che ce n’è una nuova ogni sei mesi. Io so che posso durare ancora molto e so che per farlo devo tenermi in forma”.
Però è indubbio che i dj hanno in parte sostituito i cantanti nell’immaginario collettivo.
“ I dj della mia generazione sono un po’ come le modelle degli Anni 90, quelle di cui ancora adesso tutti si ricordano. Anche noi, come loro, siamo stati fortunati e siamo capitati proprio nel momento di passaggio in cui la nostra professione, come allora quella delle modelle, ha incominciato a ricevere attenzione, a far parte del costume. Siamo diventati delle icone. Sa quanti marchi di abbigliamenti mi vorrebbero come testimone? Ricevo richieste in continuazione, così come se Dolce & Gabbana devono fare una pubblicità ancora oggi chiamano Claudia Schiffer o Naomi Campbell, non una di queste giovani russe tutte bionde e tutte uguali”.
Vuol dire che nel mondo ci sono ragazzi che appeso in camera invece del poster di Mick Jagger hanno il suo.
“Sì, e ne sono felice. Siamo un bel modello per i ragazzi più giovani: il dj è anche un imprenditore di se stesso, uno che non deve per forza essere bellissimo o giovanissimo e che non deve per forza aderire al clichè sesso, droga e rock’n’roll. E’ vero che la nostra è una professione glamour, ma è anche un lavoro che nasce da una passione e dimostra ai ragazzi che si può vivere dei propri sogni”.
Un mio amico invece sostiene che, a livello di immaginario erotico,  i dj sono i nuovi maestri di tennis: una volta si sognava la scappatella con loro, ora la si sogna con voi.
“E infatti io in passato sono stato un maestro di tennis! I primi dischi li ho comprati con i soldi che ricavavo dalle lezioni che davo”.
Quindi conferma: siete il nuovo sogno erotico.
“Il club è un luogo molto erotico di per sé: le ragazze si vestono in modo provocante, i ragazzi vengono per incontrare le ragazze. E poi sì, l’attenzione delle donne è tutta per il dj, ma il perché non lo so, dovrebbe chiederlo a loro”.
Da frequentatrice di locali glielo posso dire io: il dj è erotico perché è in una posizione dominante e alle donna il potere piace sempre, anche quello di saper far divertire una sala stracolma  di persone.
“Il dj è il maschio alfa. Alla fine si ritorna a Darwin: le femmine cercano il maschio dominante. E poi c’è la musica, che è molto sexy di per sé. In particolare la mia è molto femminile, perché è basata sulle armonie e sulle melodie. Quella di altri dj è più aggressiva, maschile: la mia musica è più per le donne. Il mio successo è anche questo: porto le donne nei club. Gli uomini vengono di conseguenza, per incontrare le donne. Per quale altro motivo gli uomini verrebbero a ballare?”.
Quindi la sua più grande soddisfazione come dj è far divertire il pubblico, far incontrare ragazzi e ragazze e sapere che, usciti dal club, andranno a fare l’amore.
 “Certo”.
E lei lo fa?
“No, di solito torno in albergo da solo alle sei del mattino. Sono solo lo strumento grazie al quale gli altri si incontrano. Va bene così ”.
E prima? Fa sesso prima di suonare?
“No. Non posso. Perderei tutta l’adrenalina. Gliel’ho detto: sono come un atleta”.
(Grazia, 27 aprile 2010)

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