martedì 30 giugno 2009

Quella volta in cui scrissi che Gossip Girl è la prima serie televisiva che potrebbe esistere benissimo anche senza televisione.



Quando morì Fabrizio De Andrè andai al suo funerale. Da allora ho partecipato a pochissime - quasi nessuna – dimostrazioni pubbliche di affetto per un artista, musicista, attore, vattelapesca che fosse. Non ho fotografie con rockstar, le detesto. Giusto una con Iggy Pop (poi un giorno dovrò anche raccontare che lui in quell’occasione cercò di toccarmi le tette, ma questa è un’altra storia). Non sono una fanatica del ricordo in formato digitale, ai concerti non sto tutto il tempo con il braccio alzato e il telefonino in mano pronto a scattare (e se voi lo fate, seppiatelo: vi odio) e non sono neanche mai andata in pellegrinaggio sulla tomba di Jim Morrison. Tutto questo per dire che ho rispetto alla celebrità e ai meccanismi della fama un atteggiamento sano e molto poco isterico (e no, non in contraddizione con un passato più o meno certificato di wannabe groupie), epperò l’ultima volta che sono stata a New York l’ho fatto. Ero in un ristorante di Soho e nel tavolo accanto era seduta una che aveva l’aria di essere Lively Blake, l’attrice che in Gossip Girl interpreta Serena. Siccome stava cenando con uno che non mi sembrava essere Badgley Penn (che in GG interpreta Dan: i due stanno insieme nella finzione e nella realtà) li ho fotografati e ho mandato un mms a un’amica in tipico linguaggio gosspigirliano: “S. having dinner with another guy. Poor D.!”.

Chi conosce Gossip Girl non ha bisogno di ulteriori spiegazioni e può anche saltare le prossime righe. Per tutti gli altri: narra le vicenda di un gruppo di ricchissimi e piuttosto viziati adolescenti dell’Upper East Side, la zona di Manhattan a più alta concentrazione di miliardari. Per capire quanto ricchi siano i personaggi basti pensare che vanno regolarmente a scuola in limousine, vivono in appartamenti faraonici (quando non direttamente in albergo) e hanno tutti i vizi propri delle persone sfacciatamente ricche: mentono, ingannano, tramano, si drogano, si ubriacano e fanno molto sesso, non necessariamente in questo ordine. Ovviamente sono tutti bellissimi. Serena (detta S.), la bionda, ha l’aria perennemente imbronciata, la messa in piega perfetta, un passato in rehab, un fidanzato on-off, Dan (soprannominato Lonely Boy), che vive a Brooklyn (e questa dell’innamoramento cross classe sociale è forse la cosa meno credibile di tutta la serie, sicuramente meno dei coca party e delle orge). Blair (detta Queen B.), la bruna, è il prototipo della stronza (a sua discolpa bisogna dire che ha sofferto: il padre, per dire, ha mollato la moglie ed è scappato a Parigi con un uomo). Blair ha una cameriera polacca che tratta come una schiava e una serie di amiche che tratta come cameriere. È vendicativa e cospiratrice, passionale e manipolatrice, ma è anche quella a cui spettano le battute migliori (e il miglior mantra: “I’m Grace Kelly, Grace Kelly is me”). Le due sono amiche d’infanzia, ma se ne combinano di tutti i colori (più Blair a Serena che il contrario, anche se Serena è andata a letto con Nate, il belloccio della serie, all’epoca fidanzato di Blair, e si era solo alla prima puntata). Poi ci sono i maschi: Dan, Nate, Chuck ovvero il buono, il bello e il dandy vizioso e sciupa femmine, spietato e vendicativo, una sorta di versione maschile di Blair (e infatti i due si attraggono e si respingono come solo quelli davvero simili sanno fare). C’è una ragazza sulla strada per l’anoressia (Jenny), un gay che ha già tentato il suicidio una volta (Eric), una ex punk dai solidi principi pronti però a vacillare al primo passaggio in limousine (Vanessa). Ci sono madri che hanno fatto le groupie negli Anni 90 e adesso sono borghesi signore a caccia di miliardari, padri che dovrebbero dirigere imperi finanziari ma sono più dediti alla truffa e alla cocaina. Soprattutto c’è Gossip girl, l’io narrante, una blogger anonima tenutaria dell’omonimo sito che spia, segue, pedina i protagonisti e divulga quotidianamente le loro vicende in rete, sotto forma di messaggi (“S. spotted kissing Lonely Boy”. “B. having dinner with Chuck” e così via). Insomma, in Gossip Girl è vero che ci sono tutti gli ingredienti che c’erano già, ad esempio, in The O.C. o in Beverly Hills 90210 - ovvero bugie, rabbia giovanile, confusione, orgie, tentativi di suicidio, gravidanze indesiderate, disturbi alimentari, droga, alcool - ma siccome siamo nel 2009 e tutti abbiamo un blog, usiamo twitter, chattiamo su Facebbok, fotografiamo celebrity appena ne incontriamo una, quello che anche i protagonisti fanno tutto il giorno è spedirsi messaggi e mail dai loro palmari, fotografarsi di nascosto e, appena arrivati a casa, collegarsi al computer, entrare in Gossip Girl e sputtanarsi vicendevolmente gli uni alle spalle degli altri.

- Lexi va a letto con i ragazzi al primo appuntamento. Dice che la sua è una presa di posizione politica contro l’ipocrisia sessuale dominante del maschio, o qualcosa del genere.
- Be’, non potrebbe limitarsi a votare?


Se dire - come ha fatto il New York Magazine - che Gossip Girl è la migliore serie televisiva mai trasmessa suona un po’ eccessivo, di sicuro si può affermare che è quella in cui la tecnologia ha un ruolo così importante. A parità di tormenti e drammi adolescenziali, Gossip Girl è la prima serie in cui la narrazione procede a colpi di sms e di post, ubbidendo a un paradosso di cui noi, odierni spettatori, siamo più che mai consapevoli: se una cosa non si trova in rete (variante: sui giornali, in televisione), allora non è mai successa. Non solo, lungi dall’essere la prima serie ad avere successo in Internet, Gossip Girl è la prima il cui successo in rete non è neanche lontanamente paragonabile a quello – scarso - rilevato dai dati di ascolto televisivi. Detto altrimenti: Gossip Girl parla a un pubblico così giovane e tecnologicamente avanzato da sfuggire alle rilevazioni ufficiali, ma il cui interesse e attaccamento è evidente dal numero dei download delle singole puntate effettuati su iTunes, dai video visti su youtube, dai forum, dai siti di gossip in cui i fan si scambiano commenti e pettegolezzi non solo sulla vita dei personaggi, ma anche degli attori che li interpretano. Paradossalmente, Gossip Girl è la prima serie televisiva che potrebbe esistere benissimo anche senza televisione. Il suo successo non è alimentato dall’abitudine a un unico e impedibile appuntamento settimanale, quanto piuttosto da uno scambio continuo di informazioni e opinioni 24 ore su 24, sette giorni su sette, secondo le dinamiche e con le stesse modalità proprie dei social networks (un fenomeno che il coproduttore esecutivo Stephanie Savage ha definito "cultural permeation”).

- Che cosa hai fatto con i soldi di Chuck?
- Ho aperto un fondo per adolescenti con l’herpes genitale. A suo nome.


Quando, nell’estate del 2007, sono iniziate le riprese di Gossip Girl, tutti i componenti del cast si sono dovuti trasferire stabilmente a New York. Come in una specie di campeggio estivo, vivevano tutti insieme al Gramercy Park Hotel, ignari del successo che stava per cadergli addosso. Due anni dopo è chiaro che l’altro aspetto che rende Gossip Girl un fenomeno unico nel suo genere è la totale mancanza di confine tra quello che succede sul set e quello che succede nella vita dei protagonisti. Non si sta parlando di uno show su un gruppo di amici ventenni belli e famosi che si ritrovano a New York a vivere i migliori anni della loro vita? E cosa sono gli attori che li interpretano se non un gruppo di amici ventenni belli e famosi che si ritrovano a New York a vivere i migliori anni della loro vita? Gli intrecci della finzione hanno più di un riscontro nella realtà: Serena (Lively Blake) e Dan (Badgley Penn), ad esempio, stanno insieme da più di un anno. Nate (Chace Crawford) e Chuck (Ed Westwick)sono coinquilini e dividono lo stesso appartamento nel Lower East Side. Blair si è appena fidanzata con Sebastian Stan (anche lui presente nella serie). Chuck al momento esce con Jessica Szohr, l’attrice che interpreta Vanessa. Senza contare i pettegolezzi più disparati che hanno percorso la rete in lungo e in largo e che si concentrano sulla presunta rivalità tra Lively (Serena) e Leighton (Blair) e sulla dubbia eterosessualità di Crawford (Nate) e Westwick (Chuk), dubbi che Westwick ha voluto fugare facendosi beccare a limonare con Drew Barrymore al concerto dei Kings of Leon. Il giorno dopo la foto del bacio era su tutte le rubriche di gossip di New York, quasi sicuramente scattata da una delle centinaia di piccole Gossip Girl che ogni giorno spiano, seguono, fotografano i loro beniamini. Viene quasi il dubbio che dietro a tutto questo ci sia la volontà di mettere in atto un esperimento sociale: prendere un gruppo di giovani attori, trasferirli in massa a New York, dare loro denaro, abiti, inviti alle feste, visibilità, e vedere quanto tempo impiegano a diventare delle star da tabloid, quanto deve passare prima che il pubblico si interessi alle loro vicende private almeno tanto quanto si interessa alle loro vicende sullo schermo. A giudicare dai risultati l’esperimento può dirsi perfettamente riuscito.

(Rolling Stone Italia, maggio 2009)

4 commenti:

  1. Bella questa serie " quella volta che.."

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  2. Sono un'appassionata di Gossip Girl e devo dire che quanto hai scritto descrive perfettamente le ragioni per cui questo telefilm esercita un fascino così grande. Trovo sia particolarmente interessante la permeabilità tra finzione e realtà.

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  3. io amo qsto telefilm, hai fatto un articolo bellissimo, spiegando la serie a pieno...tranne in un pezzo...dove hai messo ke jennY soffre di anoressia...é Blair che ne soffre...o meglio, ke ne soffriva nella prima serie.

    XOXO A

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  4. gossip girl è un telefilm bellissimo...specialmente la storia tra blair e chuck...nn so cm descriverla...

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